The Switch #12
Viviamo in un mondo che ha fatto della performance il proprio mantra.
Tutto dev’essere performativo.
Nell’aspetto. Nella comunicazione. Nell’esecuzione.
Nel modo nel quale ci muoviamo.
Come se avessimo sempre una telecamera puntata.
Come se le nostre vite fossero dei feed di Instagram.
E il contenuto?
Se caliamo queste considerazioni nel mondo del branding, ci rendiamo conto che anch’esso non nasce per performare. O almeno, in parte. Sì, perché deve aiutare a raggiungere una visione e degli obiettivi di business, ma quello che c’è dietro è qualcosa di molto più profondo e vero.
Non è lo stesso con noi e le nostre vite?
La scusa della mancanza di attenzioni ci porta anche nel mondo del branding e della comunicazione a fare cose sempre più esagerate, evidenti, grandi, rumorose.
Così è impossibile non essere visti.
E il messaggio? L’intenzione? Il contenuto?
Viviamo appieno questa dicotomia e siamo così travolti da stimoli di ogni genere che rallentare per notare i dettagli, le storie vere ci sembra impossibile. Quando però ci soffermiamo sull’essenza di un racconto, sentiamo di essere più autentici anche noi.
Ed è bello quando lo si riesce ad essere in questo mondo.
Quando si rallenta.
Quando si spegne la telecamera.
Quando si respira.
Quando si è veri.
Perché l’estetica è meravigliosa. Un mezzo perfetto per passare messaggi.
Ma lo è davvero quando diventa portatrice di significato. Quando passata la spettacolarità, l’estetica continua a vivere perché fondata su verità, magari condivisibili.
Sia per noi che per i brand, l’estetica spesso guida. Talvolta aiuta a trovarci, altre volte a sentirci parte di qualcosa.
Se i brand iniziassero a domandarsi “come faccio sentire chi ci sceglie?”, il significato acquisterebbe di importanza.
Anche noi in agenzia, spesso senza accorgercene, ci troviamo a seguire il copione del designer, dello strategist, del client manager.
Come ci si veste. Come si parla.
Una pressione dettata dalla performance. Una pressione che in verità non esiste.
Se torniamo al “sentire” forse ci accorgiamo che è bello essere liberi di parlare in maniera non perfetta, nella propria normalità. Che tutto ciò è sinonimo di valore.
Non abbiamo voglia di cose più semplici, più silenziose, più vere?
Di brand che non devono urlare per convincere qualcuno delle proprie mancanze?
Sei un brand che performa o porta significato?
Entrambe vanno bene: è solo questione di scelte.
“Branding isn’t just the product you buy. It’s the way that product makes you feel and who you believe you become when you buy it.”
- Tess Robinson